Associazione
Circolo Ippico Paulese
Categoria
Sportiva
Descrizione
L'associazione culturale e sportiva dilettantistica Circolo Ippico Paulese si è costituita nel 1987 e da allora promuove le attività culturali e sportive legate al mondo equestre. Di particolare nota sono le due manifestazioni principali organizzate dalla associazione: "Sas Cursas de Carrasegae" (le corse di carnevale) che si corrono il sabato e la domenica dopo il mercoledi delle ceneri e il "Palio de sos chinaos" (Il palio dei rioni) che si svolge solitamente l'ultimo sabato di Agosto
L’Ardia
L’A’rdia a Paulilatino si svolge diverse volte nell’arco dell’anno, a partire dal mese di
maggio fino al mese di novembre e in onore di vari santi:
● Beata Vergine d’Itria la cui festività ricade il settimo martedì dopo la Pasqua;
● San Giovanni Battista il 24 giugno;
● Santa Maria Maddalena il 22 luglio;
● San Costantino la prima domenica di settembre;
● San Teodoro patrono del paese il 9 novembre;
● Santa Cristina che si svolge però con una certa discontinuità, nel santuario campestre a 4
km dal paese, la seconda domenica di maggio;
● Sant’Isidoro agricoltore ardia caduta in disuso, si svolge anch’essa nel mese di maggio.
In questo caso l’A’rdia a cavallo era preceduta da un’A’rdia
di coppie di buoi, o vacche,
domati e aggiogati, ornati con fiori e corone di pervinca, che compivano i rituali giri
intorno alla chiesa, tre per un verso e tre per l’altro. Sant’Isidoro era molto festeggiato in
passato, in quanto protettore degli agricoltori e del lavoro dei campi; oggi è ancora
festeggiata in molti paesi dell’Isola con sfilati di trattori, che hanno sostituito i carri
trainati dai buoi come rappresentazione della forza lavoro.
Le Ardie più sentite, sia dai cavalieri che dalla popolazione, sono quella in onore di San
Govanni Battista e Santa Maria Maddalena. La prima in quanto San Giovanni è il santo
protettore degli allevatori e dei pastori e trova molti fedeli nella comunità, la cui economia è
di origine agro-pastorale. La seconda, in quanto la festa di Santa Maria Maddalena è la più
importante del paese e dura almeno 4 giorni. A Paulilatino l’Ardia si corre all’interno del
centro abitato, più precisamente sulle stradine del centro storico. Il terreno su cui si svolge è
formato per tre quarti dal tipico acciottolato, mentre il quarto rimanente è in asfalto. La
manifestazione ha inizio con il raduno dei cavalieri che, avvisati dallo scoppio de sos Coettes
,
confluiscono dalle loro scuderie alla sede del comitato organizzatore della festa, Su Sòtziu
,
per la consegna delle bandiere al capocorsa (Sa Bandiera Mazore
) e ai tre che saranno la sua
retroguardia (Sas Bandieras de costa
, cioè di accompagnamento). E’ il priore della festa, cioè
il cittadino che ha fatto domanda al parroco per organizzarla, a scegliere il capocorsa
dell’Ardia tra i cavalieri di Paulilatino, non solo per la sua abilità a cavallo, ma anche e
soprattutto in base ai rapporti di parentela e di amicizia. Sarà il capocorsa, a sua volta, a
scegliere i tre cavalieri fidati che costituiscono il trio di Sa Bandiera ‘e Costa
. Davanti a Su
20 Sòtziu le bandiere vengono affidate ai componenti del quartetto di testa, che ricevendole si
segnano e le baciano. A questo punto, il corteo si muove disponendosi secondo l’ordine:
Bandiera mazore - Bandieras de costa - Gruppo dei cavalieri
(appaiati per tre o per due nelle
ultime file), e si dirige verso la chiesa del santo festeggiato, preceduto dal suonatore di
organetto e seguito dal priore della festa, e dal comitato. Una volta arrivati nel piazzale della
chiesa, i cavalieri si dispongono schierati a semicerchio, da destra verso sinistra, con i cavalli
ben allineati l’uno all’altro. E’ questa Sa Presentada
, una sorta di presentazione dei cavalieri
davanti al portale principale della chiesa, ornato di rami d’alloro. La schiera dei cavalieri
viene ricevuta dal sacerdote, che prima di dare inizio alla messa attende che il priore della
festa riceva le bandiere dalle mani dei cavalieri e le introduca in chiesa.
Una volta iniziata la messa, e durante il suo svolgimento, il gruppo dei cavalieri abbandona il
piazzale della chiesa, sempre nella stessa formazione, e fa ritorno a su Sotziu
, dove si tratterrà
fino alla conclusione della celebrazione, quando alcuni coettes (fuochi d’artificio) verranno
sparati per annunciare il momento dell’elevazione dell’Eucarestia, e quindi la prossima fine
della messa. Si ripete in ordine il tratto di strada che separa su sotziu (invito per la
popolazione) dalla chiesa e sa presentada
(inchino dei cavalieri davanti alla parrocchia).
Dopo che i cavalli si sono schierati, fronte al portone d’ingresso della chiesa, il priore
consegna le bandiere al quartetto di testa: ognuno si segna e bacia lo stendardo affidatogli e il
sacerdote benedice i cavalli. Inizia la processione religiosa con i cavalli che sono in testa al
corteo, seguono: la persona incaricata di accendere sos coettes,
la confraternita religiosa, il
baldacchino del santo, il sacerdote e i fedeli. La particolarità della processione di Paulilatino è
dato dal fatto che alcuni tratti vengono compiuti con i cavalli al galoppo. Si tratta di tre
momenti, di cui il più suggestivo è l’arrivo della processione nella piazza principale del
paese, Su Pangulieri, dalla quale i cavalieri partono improvvisamente al galoppo
S’i(n)fillada
, compiendo una stretta curva verso il viale alberato adiacente alla piazza, Via
Pietro Carboni. Un breve tratto di processione galoppata si compie anche precedentemente,
dalla zona detta de S’Arr’e idda fino alla chiesetta della Beata Vergine d’Itria (dove, in attesa
con la processione con il santo, ci si schiera di nuovo a Sa presentada davanti all’ingresso
della chiesetta) e poi, successivamente, lungo il viottolo che conduce al piazzale della chiesa
(via Tigellio). Nonostante in questi tratti i cavalli rompano al galoppo, la processione
mantiene intatte le caratteristiche di compostezza, sacralità, assoluto silenzio del rito
religioso, infatti i cavalieri riescono a mantenere in perfetto ordine le proprie cavalcature
durante la corsa, creando una grande sensazione di compostezza e serietà.
Giunti al galoppo nel piazzale della chiesa parrocchiale di San Teodoro i cavalieri si 1
schierano nuovamente a semicerchio e attendono che arrivi il resto del corteo dei fedeli. Una
volta che il baldacchino del santo è stato ricondotto all’interno della Chiesa, l’Ardia
può
avere inizio. Quasi immediatamente Sa Bandiera Mazore
si distacca dalla schiera,
1 L’Ardia si svolge sempre intorno alla chiesa parrocchiale di San teodoro. Il santo di turno viene condotto in
processione dalla chiesa minore di appartenenza fino alla chiesa parrocchiale, dove verrà celebrata la messa. Ad
esempio in occasione dell’Ardia
di Santa Maria, l’effigie della Santa viene portata dalla chiesa omonima alla
chiesa di san Teodoro. Un eccezione era costituita dall’Ardia de Sa Ittiri
, che in passato si svolgeva intorno alla
chiesa della Beata Vergine d’Itria. Attualmente, e in seguito ad alcuni incidenti legati alla maggiore pericolosità
del percorso intorno a questa chiesa, anche S’Ardia de sa Ittiri
si svolge presso la chiesa di San Teodoro.
21 procedendo a passo verso il portale spalancato della Chiesa. Il cavallo viene condotto con le
redini congiunte con la mano sinistra, secondo la doma sarda, mentre nella destra il cavaliere
tiene la bandiera, spiegata e della quale appoggia l’estremità inferiore sulla punta dello
stivale. Giunto, dopo pochi passi, sull’uscio della Chiesa, il capocorsa vi si sofferma per
qualche secondo, conducendo il cavallo proprio sui primi gradini, china leggermente la testa
e accenna un atto di ossequio nei confronti del santo. Dopodichè si sposta verso la sinistra del
portale in modo da permettere ai tre cavalieri che lo seguono in un trio compatto de costa
,
con i cavalli ben affiancati, di compiere lo stesso gesto di ossequio con il capo. A poco a poco
anche gli altri cavalieri si avvicinano all’uscio, prima le terzine, e poi le coppie di cavalli,
sempre ben affiancati l’un l’altro compiendo gli stessi gesti dei loro predecessori, e facendosi
con la destra il segno della croce. Intanto Sa Bandiera Mazore sprona la sua cavalcatura, che
parte al galoppo in direzione sinistra, seguita da vicino da Sas Bandieras de Costa e dagli
altri cavalieri, che cercano di stare il più vicino possibile al quartetto di testa. I primi tre giri
vengono sempre effettuati verso sinistra, in senso orario, gli ultimi tre verso destra. Ad ogni 2
giro intorno alla chiesa Sa Bandiera Mazore
, accenna a fermarsi davanti al portale, ripetendo
gli stessi gesti che aveva compiuto all’inizio dell’Ardia e allo stesso modo si comporta Sa
Costa
. Terminati i primi tre giri, una brevissima pausa per invertire il senso della corsa
permette ai cavalieri di recuperare il fiato, prima che Sa Bandiera Mazore riparta in senso
antiorario. Se tutto è andato per il meglio, stimolato dagli astanti che si assiepano lungo il
percorso, il capocorsa, terminati i sei giri dovuti, concede uno o più giri “de arregallu”
, cioè
in regalo. Ad Ardia
finita i cavalli vengono nuovamente schierati a semicerchio davanti alla
chiesa e finalmente tutti, cavalieri e pubblico, si lasciano andare a sorrisi e auguri ai cavalieri.
I vessilli vengono riconsegnati al priore, che li terrà in casa, gelosamente custoditi, fino alla
cerimonia dello scambio delle bandiere
, che avverrà l’anno successivo con il nuovo priore. I
cavalieri sempre nell’ordine della processione, si recano nuovamente a su Sotziu seguiti da
parenti e amici, dove partecipano a “su cumbidu”, cioè l’invito di dolci tradizionali e
bevande, al suono dell’organetto. Quì si ricevono i complimenti per la buona riuscita
dell’Ardia
, e ci si reca dai cavalieri che hanno portato le bandiere per gli auguri con le
formule tradizionali: <> (a cent’anni), <<àteras bortas menzus!
>>
(altre
volte meglio), cui si risponde <> (Dio voglia).
L’abbigliamento e le bardature
L’abbigliamento dei cavalieri che corrono l’Ardia consiste in pantaloni di velluto, semplici o
cosiddetti <> (cioè con un rinforzo nell’interno coscia, con velluto di diverso
colore dal resto del pantalone); camicia di colore chiaro (possibilmente bianca*), giacca di
colore scuro ([possibilmente nera*] la indossano necessariamente tutti i cavalieri);
scarponcini in cuoio (del tipo “cusinzos”
) o gambali (“cambales
”) o stivali in cuoio. I cavalli
di Paulilatino vengono bardati con “Bàtile e Collana
” tessuti dalle donne del paese. “Su
2 Il numero di giri fa riferimento al numero perfetto per antonomasia nella simbologia della religione cristiana,
ovvero il numero tre. Il fatto che i giri vengano compiuti prima verso destra poi verso sinistra, indica la
contrapposizione tra il bene e il male, perciò i giri verso destra sono verso il bene
, quelli a sinistra contro il
male
. Cfr. M. ATZORI, op. cit.
22 bàtile”
è un sottosella di tessuto robusto che viene tessuto e lavorato al telaio, decorato con
motivi floreali multicolori lungo tutti i bordi, su sfondo giallo. “Sa collana” è una vera e
propria collana che si mette al collo del cavallo. Essa è a forma di “V”, in modo da ricadere in
maniera elegante sull’incollatura e il petto del cavallo. A una base di pelle viene cucito il
tessuto di colore giallo lavorato al telaio e decorato con motivi floreali, cui vengono applicate
una serie di campanelle e diverse serie di sonagli di forma rotonda. La collana che si utilizza
a Paulilatino si differenzia da altri tipi di collana più diffusa in molte zone dell’isola, cioè
“s’ischiglia”. Quest’ultima è una striscia non molto larga,al quale vengono applicati dei
sonagli o delle campanelle. Alle volte il cuoio presenta dei disegni realizzati con delle
particolari cuciture, o inserti di colori di cuoio diversi. La preparazione del cavallo che deve
partecipare all’Ardia inizia la mattina presto, quando l’animale viene ben pulito, gli viene
fatta la doccia se il clima è mite, o viene semplicemente strigliato, con la criniera e la coda
ben pettinate. Una volta pulito, si sistema un sottosella di uso quotidiano nell’arco tra il
garrese e la groppa. A questo si sovrappone il sottosella ricamato [su batile*
], che solitamente
non viene mai poggiato direttamente sulla schiena del cavallo, in quanto il sudore e l’usura lo
potrebbero rovinare. Quindi con un movimento delicato, viene sistemata la sella (“sa sedda
”),
a cui è collegata tramite una fibbia il sottocoda (“s’arretrànga
”). E’ un passaggio delicato: la
coda del cavallo viene arrotolata su se stessa quasi a formare un grosso chignon e infilata
all’interno del sottocoda, che la forma di una grossa asola, facendo attenzione che i crini della
coda non vi restino impigliati. Ora si può portare in avanti la sella sulla schiena dell’animale
e procedere ad allacciare il sottopancia (“sa cringa
”), una striscia di cuoio larga circa 5 cm e
lunga 1,5 m che termina con una fibbia, facendolo passare tra il seggio e la parte inferiore del
ventre del cavallo. Queste operazioni si svolgono con cura particolare, bisogna infatti
controllare che sia il sottosella che il sottopancia siano ben distesi sulla pelle del cavallo, che
non deve formare pieghe o essere pizzicata, cosa che potrebbe provocare dolorose fiaccature.
A questo punto si può procedere allacciando la collana sul collo del cavallo, con la punta
rivolta verso il basso, in modo che si adatti con eleganza al petto dell’animale, e con la
testiera (“su testàle
”), cioè coi finimenti costituiti dall’imboccatura (“s’imboccadorzu
”), dalle
redini (“sos cambos
”) e dalle parti che incorniciano la testa del cavallo. A questa operazione
bisogna agire con calma e delicatezza: il cavallo è un animale molto sensibile. Ora che la
cavalcatura è pronta si dà un’ultima occhiata affinchè ogni cosa sia fatta nel modo giusto: si
stringe il sottopancia, si misura la lunghezza delle staffe, gli si controlla che il barbozzale
(“s’arbùda
”)- una catenella che determina la severità con cui iln morso fa leva sulla bocca del
cavallo- sia ben posizionato, né troppo largo né troppo stretto. Alla fine si può dare una
lucidatina agli zoccoli e se la madre del cavaliere è particolarmente premurosa, gli porterà un
bocciolo di rosa da sistemare al lato della testiera. La monta sarda è una monta da lavoro.
Ancora negli anni ‘60 il cavallo e l’asino venivano utilizzati quali unici mezzi di trasporto,
non solo dai pastori che si recavano nelle campagne lontane del paese, ma anche dai privati
cittadini. Per questi lunghi spostamenti, che richiedevano anche alcune ore, si cercava di stare
in groppa il più comodamente possibile: questo è agevolato dal seggio largo de sa sedda e
dalla staffatura lunga con le gambe in avanti, in una posizione quasi naturale. Le redini si
tengono raggruppate in una mano sola, la sinistra, che con movimenti impercettibili, lievi e
23 appena accennati, impartisce alla cavalcatura gli ordini di direzione e di stop, lasciando libera
la destra di svolgere altre mansioni, come reggere il grande ombrello verde con il manico di
legno, in dotazione a tutti i pastori, in caso di pioggia. Ancora oggi, la mattina presto, insieme
alla corriera che porta gli studenti del paese a Oristano, si può vedere qualche anziano pastore
a cavallo del suo asino, verso su Monte
, che con la bisaccia piena di provviste ci riporta a un
tempo magico, non ancora passato.
Protezioni magico-religiose
Il rapporto affettivo tra uomo e cavallo si manifesta nelle attenzioni particolari che si
dedicano all’animale, che non solo viene trattato con molta cura,ma anche protetto
, secondo
le più antiche credenze scaramantiche, contro il malocchio e la gelosia che la grazia e la
bellezza di questo possono suscitare. Si tratta di riti che molto spesso mescolano sacro e
profano, che seguono procedure pre-cristiane sigillate da numerosi segni di croce, eredità di
una religiosità che fonde i valori della fede cristiana con quelli di credi ancestrali, soprattutto
sulle forze della natura. Uno di questi riti è sa mighina ‘e s’ogu, cioè la “medicina” contro il
malocchio. Per poterne essere immuni ci si rivolge ad una persona fidata, solitamente una
donna anziana, dalle note “capacità magiche”. In una notte di luna essa verserà dei chicchi di
grano in un bicchiere d’acqua, e pronuncerà le formule di rito. L’unico requisito
indispensabile per la buona riuscita della “medicina” è avere fiducia nel suo buon esito.
Sempre per proteggere sia se stessi che la propria cavalcatura contro il malocchio, viene
utilizzato il sale grosso: se ne mettono alcuni grani, avvolti in un fazzoletto, nella tasca dei
pantaloni o della camicia del cavaliere. Anche questo viene confezionato e donato da una
persona fidata, da un caro, corredato da numerose preghiere di protezione e benedizioni. Se il
sale si scioglie, significa che colui che ne era protetto aveva il malocchio. I cavalieri più
devoti, prima di bardare il cavallo con la collana, la prendono in mano e con essa fanno in
aria il segno della croce davanti alla testa dell’animale. Altri si affidano alle preghiere di
protezione e benedizione di persone care o molto religiose, o ad un santo o una santa cui sono
particolarmente devoti. Specialmente i giorni prima dell’Ardia
, quando i cavalieri escono a
cavallo in giro per il paese, per allenarsi e abituare i cavalli a stare insieme, può capitare che
qualche anziana signora si avvicini alla cavalcatura, e toccandola, la benedica tre volte: “Deus
ti beneighet! Deus ti beneighet! Deus ti beneighet!!
” (Dio ti benedica!)
.
L’ardia tra presente e passato
Il passato dell’Ardia è legato a un tempo in cui il cavallo era un importante protagonista della
vita quotidiana e del lavoro di ogni pastore o contadino. Andare a cavallo era innanzi tutto
una necessità, poi una passione e un modo di divertirsi che solo le persone più agiate, sos
arricos
, potevano permettersi. Nel 1846 la popolazione dei cavalli a Paulilatino raggiungeva
gli 800 esemplari, ma divenne sempre più esigua a causa della Guerra prima, e dell’avvento
della motorizzazione poi, insieme alla sempre maggiore mancanza di grandi mandrie da
condurre, fino a raggiungere i 25 esemplari nel 1975.
Non si conosce una data precisa della prima Ardia,
le persone anziane ne stabiliscono il
tempo dicendo di averla sempre vista correre sin da bambini, “jeo dd’apo semper connota
”,
24 come hanno fatto i loro padri e i loro nonni. Secondo le testimonianze degli anziani
“cadderis
”, l’Ardia era corsa da oltre 30-40 cavalli, fino a un massimo di 50. Vi
partecipavano in gran parte sos arricos mannos de idda, cioè le persone più ricche del paese,
ma anche persone comuni. In particolare erano più sentite s’Ardia de Santu Sidore,
protettore
degli agricoltori, s’Ardia de Santu Juanni, protettore dei pastori, s’Ardia de Santa Maria,
festa più importante del paese. S’Ardia de Santu Sidore
, la terza domenica di maggio, viene
ricordata come una grande festa, in quanto era numerosa la comunità degli agricoltori. A
quest’ Ardia partecipavano non solo i cavalli, ma anche i buoi aggiogati. Questi procedevano
a coppie, compiendo in fila i giri intorno alla chiesa parrocchiale di San Teodoro. I gioghi
venivano adornati dalle ragazze con fiori di pervinca e rose, e si faceva a sfida a chi avesse il
giogo più bello. Chi non possedeva dei buoi aggiogava delle vacche o dei vitelli. Nell’anno
1959 parteciparono ben 53 coppie di buoi aggiogati. Dopo lo svolgimento di questa singolare
Àrdia
, si svolgeva la consueta Àrdia a cavallo. Come già ricordato, oggi l’Àrdia di
Sant’Isidoro è decaduta.
S’Àrdia de Santu Juanni
era anch’essa molto sentita, in particolare dalla comunità dei pastori.
Ancora oggi vi partecipa un gran numero di cavalieri, così come succede per l’Àrdia de Santa
Maria
. Il giorno del vespro di San Giovanni le vie del paese (oggi solo alcune) si riempivamo
di foghilones
, cioè di fuochi allestiti con canne disposte a forma di croce e ornate di fiori,
collocate su fasci di canne di fave, cui veniva e viene tuttora dato fuoco verso l’imbrunire al
tocco delle campane per l’Ave Maria. Quando i fochi andavano spegnendosi lisi saltava di
corsa, da soli o a coppie, per buon auspicio. In antichità, in questo giorno, i bambini solevano
correre l’Ardia
a piedi intorno alla chiesa, con fasci di spighe in mano. I cavalli che correvano
l’Ardia erano gli stessi che ogni giorno che accompagnavano il pastore o l’agricoltore nei
pascoli alla guida delle mandrie, o nei campi, nelle vigne, negli oliveti. Il giorno dell’Ardia
,
al ritorno della campagna, “si tramudaiat s’ebba e s’andat a s’Ardia”,
cioè si cambiava al
cavallo il vecchio “batile” della vita quotidiana con “batile froriau
o tessiu”
, e gli si metteva
sa collana
. L’abbigliamento dei cavalieri era a quello che abitualmente indossavano per
andare in campagna: “sa jacchettina”
(una giacchetta) di panno o velluto, “pantalones de
vellutu”
(pantaloni di velluto), “cusinzos e cambales”
(scarponcini di cuoio e gambali).
Alcuni indossavano su zibone
, una corta giacca di orbace con il cappuccio. La corsa in sé non
appare modificata nel percorso: la processione, i tratti di corsa, i giri intorno alla chiesa
vengono fatti sempre allo stesso modo. Sono forse cambiate però le modalità più intime e
significative. Nel ricordo e nell’esperienza degli anziani, l’Ardia che si correva in passato era
una corsa più cadenzata, con un ritmo ben definito di corse, e pause. Ci si fermava con
maggior devozione, e più a lungo, a salutare il santo, e si procedeva in maniera più compatta.
“Sa Bandiera Mazore”
aveva il dovere di aspettare non solo “Sas Bandieras de Costa”, ma
anche tutto il resto dei cavalieri, per procedere in maniera unitaria: l’Ardia era una cerimonia,
non una gara. Attualmente prevale in maniera maggiore il senso della corsa e della e della
velocità, la volontà di fare un’Ardia migliore di chi ha preceduto,più veloce, più audace. Una
differenza più tecnica rispetto al passato, riguarda l’uso delle bandiere: mentre oggi si portano
solo sa bandiera mazore e sas bandieras de costa
, in passato si portavano anche le bandiere
degli altri santi: ad esempio l’Ardia
era di Santa Maria, “sa bandiera mazore e sas bandieras
25 de costa” erano di Santa Maria, i cavalieri che venivano dietro sa costa
portavano le
bandiere di Santu Juanni
o de Sa Ittiri
o de Santu Diadoru
o de Santu Antine
. C’erano quindi
tutte le bandiere di tutti i Santi. Oggi solo in rari casi capita di vedere nelle “retrovie” le
bandiere di qualche santo che non sia quello di turno.
Un’altra particolarità riguarda s’Ardia de Sa Ittiri
, che fino a qualche decennio fa non si
svolgeva, come tutte le altre, intorno alla chiesa parrocchiale di San Teodoro, ma bensì
intorno all’antica chiesetta dedicata alla Beata Vergine d’Itria . Il cambiamento di scenario è 3
dovuto alla pericolosità del percorso, causata dal fondo stradale asfaltato, particolarmente
scivoloso per i cavalli, e da una curva molto stretta su una breve ma ripida pendenza, che ha
causato negli anni diversi incidenti a cavalli e fantini. Col tempo è cambiata anche l’abilità
dei cavalieri: sos cadderis
di oggi sottraggono alle ore lavorative il tempo per andare a
cavallo, sfruttando il tempo libero per allenare i cavalli e tenerli in movimento, lo fanno solo
per passione. Sos cadderis di ieri erano nati a cavallo, lo vivevano quotidianamente, e
sicuramente ne derivava una maggiore abilità e bravura, tanto che molti di essi vengono
ricordati e nominati nei racconti ancora oggi.
L’Ardia di Paulilatino si svolge in onore e a guArdia del Santo di volta in volta festeggiato. Il
capocorsa, “sa Bandiera Mazore
”, ha il compito di guidare l’Ardia con attenzione e
intelligenza, di mantenere un certo ritmo, di curare l’equilibrio tra le pause e la velocità della
corsa. Le bandiere secondarie, “sas costas
”, hanno funzione di accompagnamento e di aiuto
verso il capocorsa.
La corsa
La corsa di Paulilatino è ordinata e composta: i cavalieri procedono a coppie o a gruppi di tre
con un galoppo più contenuto e i cavalli vengono allenati insieme in modo che durante la
corsa stiano il più strettamente appaiati, in maniera perfetta con le teste allineate. E’ un vanto
per i cavalieri avere una pariglia ben affiatata. Anche quando il galoppo si rompe in una corsa
sfrenata, nel tratto di strada che parte dalla piazza principale, s’infillada’e su Pangulieri, non
c’è maggior merito che mantenere i cavalli appaiati. In questo caso la scenografia è quella del
centro storico del paese, le strade strette attraversate dalla attraversate dalla processione e
costeggiate da casette di nero basalto. Il fondo di asfalto e di antico selciato, s’imperdau
, fa
risuonare fortissimo lo scalpito degli zoccoli, accompagnato dal suono delle collane dei
cavalli e dalcantare incessante delle campane che suonano a festa.
Il pubblico
La folla che fa da contorno alla chiesa di S. Teodoro è ristretta agli abitanti del paese, a “sos
istranzos”
dei paesi vicini, agli amici che si invitano per la festa e ai turisti di passaggio.
Le pause
Nell’Ardia
di Paulilatino i tempi di svolgimento della manifestazione sono molto brevi.
Possiamo però individuare diversi momenti di alternanza che scandiscono non solo l’Ardia
3 L’uso di correre l’Ardia intorno alla chiesa della Madonna d’Itria è dovuto, molto probabilmente, al fatto che
questa chiesa era, in origine, l’antica chiesa parrocchiale.Cfr. A. CASULA, op. cit. pag. 211.
26 ma anche la processione che si svolge a momenti a passo (attesa) a momenti a galoppo
(corsa):
1. processione (dalla chiesa di S. Teodoro fino alla zona detta de S’Arriu’e idda
) - attesa
2. processione (da S’Arriu’e idda
alla chiesa de Sa Ittiri
) - corsa
3. processione (dalla chiesa de Sa Ittiri a Su Pangulieri
) - attesa
4. s’infillada
(da Su Pangulieri
a Piazza Costituzione) - corsa
5. processione (da piazza Costituzione a parte di via Tigellio) - attesa
6. processione (da parte di via Tigellio alla chiesa di S. Teodoro) - corsa
7. sa presentada
davanti alla chiesa
8. Ardia
- corsa costituita da sei-sette giri rituali, è intervallato da altrettanti momenti di
brevi pause, uno per ogni giro, pause durante le quali i cavalieri si fermano davanti al
portone della chiesa per rendere omaggio al santo.
9. sa presentada
- attesa
Le bandiere
Le bandiere sono quattro:
● sa bandiera mazore dove è raffigurata l’effigie del santo che viene festeggiato quel
giorno;
● sas bandieras de costa
che procedono appaiate in un terzetto;
Le bandiere si usano sempre svolte e le aste terminano con una piccola croce. Esse sono
diverse per ogni santo: sono rosse quelle di San Costantino e San Teodoro, rosa chiaro o
bianche quelle di San Giovanni, Santa Maria e della Beata Vergine d’Itria.
Le donne
Le donne dell’Ardia
sono, le madri, le mogli, le sorelle dei cavalieri che pregano per la buona
riuscita della corsa, che si preoccupano, che aggiustano le bandiere rovinate dall’uso e dal
tempo, che preparano ogni sorta di dolci per invitare paesani, ospiti, spettatori, passanti; Le
donne dell’Ardia
sono anche le donne-cavaliere, le amazzoni, che partecipano alla corsa o
aspirano a parteciparvi. A Paulilatino da alcuni anni delle ragazze partecipano abitualmente
all’Ardia
insieme ai loro compagni di sesso maschile, senza subire alcuna discriminazione.
Quando si dice Ardia
?
Ogni singola Ardia che si svolge in Sardegna è stata osservata e studiata come un evento a sè
stante, caratteristica del centro in cui si è, teoricamente, originata e affermata e per questa
ragione con modalità di svolgimento, ritualità e santi venerati che si diversificano da
comunità a comunità. Nonostante questo sforzo teso a conservare le peculiarità identitarie di
ognuna di queste manifestazioni, non si può prescindere dal notare alcune costanti e alcuni
elementi che la accomunano, per cui ne deriva che si parla di Ardia in presenza dei seguenti
elementi:
● Giri intorno alla chiesa: normalmente in numero di tre in senso orario o antiorario, a
qualunque andatura (passo, trotto, galoppo);
27 ● Presenza di capocorsa e di più comprimari: è sempre presente un soggetto/individuo
che svolge il ruolo di capocorsa, di guida coadiuvato nella gestione del gruppo di cavalieri
da due o più comprimari. La figura e la funzione del capocorsa sono identiche a
prescindere dalle diverse denominazioni che esso assume a seconda della collocazione
geografica delle diverse denominazioni che esso assume a seconda della collocazione
geografica della manifestazione.
● Impiego delle bandiere: i vessilli vengono affidati generalmente al capocorsa e ai suoi
comprimari, con il fine di distinguere la loro posizione rispetto al gruppo. Cambiano
fisionomicamente da paese a paese per colori, materiali, effigie rappresentate e si
differenziano pure nell’utilizzo in quanto sono portate spiegate o arrotolare sull’asta e
legate alle estremità da nastrini di raso.
Un altro elemento che accomuna queste manifestazioni, seppure non vincolante e quindi utile
a definire l’Ardia è il fatto che la maggior parte dei santi ai quali è dedicata la corsa
appartengono al menologio bizantino.
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